La Sicilia è la mia casa, anche se non vivo più lì.
E come la casa, che nasconde gli oggetti, anche la Sicilia nasconde qualcosa: un luogo quasi perduto, sicuramente dimenticato, ma ricco di memoria.
Oggi vi parlo di una Sicilia sconosciuta ai più, di un luogo che non viene menzionato nelle guide, ma che vale davvero la pena vedere, un luogo in cui si respira arte, prima di tutto.
La decisione di fare questo viaggio è nata per puro caso: confesso che nemmeno sapevo che esistesse un posto così in Sicilia! Ma appena l’ho conosciuto ho iniziato a chiedere, a studiare e ho scoperto una storia triste, ma bellissima.
Gibellina Nuova è nata solo negli anni ’70 ma è figlia di un terribile terremoto che ha distrutto la “prima” Gibellina.
Ricorderete, forse, il terremoto della valle del Belìce, in provincia di Trapani. Era il 1968, l’anno che tutti identificano con la ribellione, con la protesta contro i pregiudizi socio-politici, con la nascita di un movimento anticonformista.
Quell’anno, la Sicilia più rurale e conservatrice veniva letteralmente spazzata via da un terremoto tra i peggiori della storia del nostro Paese. Gibellina, epicentro del terremoto, veniva completamente rasa al suolo insieme a molti altri piccoli paesi dell’entroterra siciliano.
Ma poi, successe quello che nessuno si aspettava: un sindaco illuminato (Ludovico Corrao) decise di chiedere ad architetti, letterati e artisti di fama internazionale di ridisegnare una nuova città, che prese il nome di Gibellina Nuova.
La città venne disegnata da personaggi del calibro di Arnaldo Pomodoro, Leonardo Sciascia, Alberto Burri, Pietro Consagra.
Insieme disegnarono una città nuova, moderna, visionaria, una vera figlia d’arte.
L’unico che si discostò dal progetto fu Burri, che decise di inserire la sua opera in un contesto diverso, di ricordare la città perduta e di collocare la sua opera dove prima era sorta la città di Gibellina. Fu così che nacque un’opera di straordinaria intensità e del tutto visionaria per quegli anni, il Cretto di Burri.
Il Cretto è un gigantesco labirinto di cemento bianco che vi lascerà senza fiato quando, in macchina, girerete l’angolo della strada provinciale e ve lo troverete di fronte. L’artista ha voluto ricreare un’opera che ricordasse il vecchio paese, con strade e vie, con l’accesso da ogni lato, come una vera e propria città.
Il Cretto sorge a una decina di km dalla città nuova, che è stata concepita come un museo a cielo aperto: troverete disseminate per strada opere e sculture, piazze e palazzi di grandi artisti.
Toccare con mano queste opere, farsi fotografare davanti a enormi murales, entrare in città passando sotto una gigantesca stella, camminare in mezzo a una delle più grandi installazioni d’Europa, il tutto in un silenzio irreale, non è una cosa che si vede spesso.
Questa zona è disseminata d’arte, la si respira in ogni punto, soprattutto nella famosa “Piazza del mercato”, un luogo solitario (visto che il mercato lì non si fa), dove ogni tanto passa qualche signora con la spesa e che si anima solo quando, in estate, viene organizzato il cinema in arena. Anche questa è la Sicilia.
A pochissimi km da Gibellina Nuova, si trova il Baglio di Santo Stefano, un bellissimo luogo ristrutturato che oggi è sede del museo di arte contemporanea. Nel grande cortile interno al baglio, si trova un’opera incredibile, che vale sicuramente il viaggio, è la “Montagna di Sale” di Mimmo Paladino.
L’opera era stata creata per fare da scenografia a “La sposa di Messina” di Schiller, che andò in scena a Gibellina per le Orestiadi. Al termine della rappresentazione, fu spostata all’interno del baglio, ma la sua risonanza fu tale che l’opera fu duplicata ed esposta prima a Piazza Plebiscito a Napoli, e poi in Piazza Duomo a Milano.
C’è un’unica nota dolente in mezzo a questo mare di arte: la città, purtroppo, si è molto lasciata andare. Poca manutenzione e, sicuramente, poca promozione non le rendono la giustizia che si merita. Siamo andati via con una punta di amarezza perché spesso le persone non si rendono conto della ricchezza che hanno tra le mani. Ma siamo andati via pensando anche che il viaggio fosse sicuramente valso la pena.
Il nostro weekend è proseguito con la visita di altri due luoghi storici molto famosi, Selinunte e Segesta, entrambe sedi di due stupendi parchi archeologici, tra i più grandi e meglio conservati d’Europa.
Il sabato pomeriggio, dopo pranzo, abbiamo visitato il parco di Selinunte: abbiamo scelto di fare il giro con la golfcar perché il parco è davvero molto grande e per girarlo tutto a piedi vanno via circa 3 ore.
Vi suggerisco di prendere una guida se volete fare il giro a piedi, perché è necessaria per comprendere al meglio come gli antichi vivevano la città. Il parco si trova in una posizione molto scenografica e risale al XII sec. a.C.: visitatelo nel primo mattino o nel tardo pomeriggio perché troverete meno confusione e anche meno caldo.
Se raggiungerete il sito in macchina, troverete un ampio parcheggio in cui lasciare l’autovettura, di fronte a svariati negozi di souvenir. Al contrario di Segesta, a Selinunte potete entrare nel tempio, perfettamente conservato ma…senza tetto! Il percorso vi condurrà poi fino al teatro e alla moschea, mentre passeggerete in distese di finocchietto e asparagi selvatici!
Mentre organizzavo il viaggio, mi sono imbattuta in un eccellente customer care, ovvero quello del parco di Segesta, il “Segesta Welcome”. Va reso il merito quando c’è, e devo confessarvi che la maggior parte delle dritte mi sono state date proprio da loro.
Quindi, se al termine della lettura di questo articolo vi sarà venuta voglia di visitare questi splendidi luoghi, scrivete al Segesta Welcome: vi troverete molto bene!
Abbiamo visitato il parco di Segesta la domenica mattina, perché poi, dopo pranzo, abbiamo proseguito verso l’aeroporto di Palermo.
La prima domenica del mese l’ingresso è gratuito, anche se il biglietto è molto economico, infatti costa 6€ (3€ per i ragazzi tra i 18 e i 25 anni e gratuita per i bimbi). Abbiamo preso una guida (eravamo in 4 persone) per una visita di 2 ore, ed è stato molto interessante scoprire piccole curiosità non riportate nelle guide!
Il Parco si trova in cima al Monte Barbaro ed è raggiungibile sia a piedi che con un comodo bus navetta, che costa 1,50€ e vi porta fin su. La passeggiata tra il finocchietto selvatico e la vista mozzafiato dal teatro, vi ripagheranno della fatica! C’è anche il parcheggio per chi arriva in macchina alle pendici del monte e una navetta gratuita che vi porta all’ingresso del parco.
Noi ci siamo fermati solo due giorni, ma sono stati più che sufficienti per visitare questi luoghi. Dedicate una mezza giornata a visitare Gibellina Nuova e il Cretto di Burri, un pomeriggio per Selinunte e una mezza mattina per Segesta.
Se vi resta del tempo, visitate anche Calatafimi-Segesta, la piccola cittadina vicino al parco archeologico famosa per i suoi vicoli in centro storico e Castellammare del Golfo, una vivace località di mare che si popola d’estate grazie ai localini sul porto.
Per finire, giusto qualche dritta organizzativa: noi abbiamo preso un volo per Palermo e lì abbiamo noleggiato un’auto. Le zone che abbiamo visitato, pur essendo in provincia di Trapani, si trovano esattamente a metà tra Palermo e Trapani, per cui potete volare indistintamente su una delle due città. Noi avevamo scelto Palermo per via del costo basso dei voli, ma da marzo 2020, grazie a una convenzione con lo Stato, l’aeroporto di Trapani verrà rilanciato per cui i voli dovrebbero costare molto meno!
Abbiamo alloggiato al Sirignano Wine Resort, un posto incantevole, con un potenziale enorme ma poco sfruttato, purtroppo!
Con la macchina ci siamo mossi tranquillamente per le visite di Gibellina Vecchia e Nuova, Selinunte e Segesta e tra i vari ristorantini che abbiamo provato.
A questo proposito, il Segesta Welcome ci aveva consigliato un ristorante molto buono a Castellammare del Golfo, che si chiama Egesta Mare: provate le “busiate”, tipica pasta del trapanese, le amerete! Il sabato a pranzo abbiamo mangiato a Selinunte, prima della visita al parco: non vi consiglio un ristorante in particolare perché sono tutti, inevitabilmente, un po’ turistici, ma se ordinate il pescato del giorno, e ve lo fate cucinare in modo semplice, non sbagliate di certo!
Il sabato sera, abbiamo deciso di provare “Nerocento” a Partanna: un ristorante piccolo, con pochi coperti e una coppia di giovani deliziosa a gestirlo. Lo chef è molto capace e si distingue per una cucina dinamica e originale.
Quindi quello che vi consiglio è di andare a provarlo, ma prenotando, altrimenti resterete a secco! Infine, la domenica, dopo la visita a Segesta, siamo tornati a Castellammare del Golfo e abbiamo avuto la fortuna di pranzare da “Timpesti e Carmarii” (tempesta e calmaria): una salsamenteria con prodotti tipici siciliani, scelti con grandissima cura da Antonio, un giovane che ha riportato in auge i ricordi del nonno esponendoli con grande orgoglio nel suo locale.
Provate, tra le altre cose, il panino con i pomodori secchi, da svenire! Non è un posto turistico come gli altri che troverete sul corso principale del paese, quindi ve lo consiglio vivamente anche perché ha pure una ottima scelta di vini e taglieri.
Castellammare le sere d’estate si popola di ragazzi che ballano nei locali sul porto, se vi interessa fare quattro salti!
Ho voluto raccontarvi una Sicilia insolita, artistica e diversa: spero che il viaggio a casa mia vi abbia fatto venire la voglia di visitare non solo la Sicilia dei luoghi più famosi ma anche questi ormai dimenticati, chissà forse torneranno a essere di nuovo al centro dei pensieri di chi li abita.
Giada – Mamma e Figlia in cucina